La crisi di motivazione e le conseguenze per le aziende
Che in Europa ci sia una crisi di motivazione sul posto di lavoro è evidente: lo dimostrano i risultati di una ricerca esposta da Alberto Ribera, Professor of Managing People in Organizations presso la IESE Business School di Barcellona, in occasione dell’ultima edizione dell’HR Global Summit, che si è tenuto a Milano qualche mese fa.
Riguardo all’Italia, se si considera il solo campione dei millennials, il partito degli scontenti rappresenta il 68% del totale, a fronte di un esiguo 14% di coloro che si professano felici di andare al lavoro. Di fatto la bassa percentuale di engagement è un dato tutt’altro che trascurabile, basti pensare che il professore spagnolo ha stimato una perdita economica a livello europeo di 26 miliardi di sterline, imputabile proprio all’insoddisfazione della forza lavoro: le conseguenze di questo dato sono molteplici ed impattano la stabilità delle aziende a livello di crescita dei costi di gestione del personale (frequente turnover dei lavoratori e assenteismo), minore produttività da una parte e aumento dello stress dei dipendenti dall’altra. La parola chiave per un HR manager sembra dunque essere proprio “motivazione” e la soddisfazione sul posto di lavoro un elemento imprescindibile e decisivo per massimizzare produttività ed efficienza.
Come accrescere la motivazione
Da dove iniziare quindi per costruire engagement all’interno di un’azienda? Come motivare e coinvolgere le persone? In un’epoca in cui è difficile assicurare ai dipendenti prospettive di crescita economica, resta fondamentale assicurare loro il benessere sul posto di lavoro, che vuol dire innanzitutto favorire le relazioni interpersonali, la condivisione e il senso di appartenenza.
E così diviene compito di un leader intervenire per eliminare eventuali conflitti tra i dipendenti (anche di natura personale), minimizzare i disallineamenti all’interno del team di lavoro e favorire invece legami che garantiscano la trasparenza e la correttezza. È importante che le aziende perseguano la filosofia del feedback costruttivo che, se da un lato definisce le aree di miglioramento del singolo, dall’altro sia anche in grado di valorizzare il reale contributo di ciascuno. È questo il modello della positive leadership proposto da Ribera, che mira a esaltare le inclinazioni positive dell’individuo, a scapito della cultura dell’errore.
Insomma, tempo, attenzione e presenza sono gli ingredienti fondamentali per accrescere la motivazione del singolo individuo, che il management è chiamato a stimolare con un ambiente positivo e corroborante, nonché tramite attività di team building e azioni di formazione, mentoring e coaching.
Le aziende hanno quindi bisogno di leader capaci di promuovere il benessere dei dipendenti e la fidelizzazione dei migliori talenti, entrambi indici della salute stessa di un’impresa.