Lavorando a stretto contatto con le aziende, ci siamo resi conto che queste sempre più richiedono ai collaboratori di essere in grado di andare oltre il proprio ruolo e la propria funzione specifica. Le aziende, infatti, non hanno bisogno solo delle competenze tecniche di un dipendente, ma della persona nella sua interezza, fatta anche di competenze relazionali e di creatività, perché nel business quotidiano è sempre più importante saper pensare “out of the box” ed essere in grado di proporre soluzioni innovative a problemi vecchi e nuovi.
Ma è possibile aumentare la propria creatività? Come si stimola il pensiero creativo?
Sir Ken Robinson, con il discorso al TED del 2006, portò al grande pubblico la critica a un sistema d’istruzione che, a livello mondiale, stabilisce un ordine gerarchico tra materie scientifiche, umanistiche e artistiche (in questo rigoroso ordine). Nel suo intervento, Sir Robinson definisce la creatività come quel processo che, ammettendo l’interazione tra diverse prospettive, porta l’individuo ad avere idee originali e di valore. Secondo Robinson, tutti i sistemi educativi, essendo nati a partire dal XIX secolo, sono stati forgiati allo scopo di rispondere alle meccaniche esigenze dell’industrializzazione, costringendo oggi i nostri bambini a essere educati “out of creativity”, tralasciando cioè lo sviluppo (naturale in ogni bambino) di quella parte del cervello preposta al pensiero creativo. Insomma: “Con la danza non mantieni una famiglia: studia ingegneria”.
Eppure è evidente che solo grazie alla grande creatività della mente umana, l’umanità ha potuto raggiungere il suo attuale stadio di sviluppo. Cosa ancora più sorprendente, la creatività è una competenza (sì, una competenza!) che può essere esercitata e che può contribuire a risolvere anche le difficoltà di un’azienda. Insomma, per dirla con Robinson, l’educazione alla creatività dovrebbe essere importante quanto l’alfabetizzazione.
Il formatore inglese non è l’unico a parlare della creatività come capacità di cambiare punto di vista. Essere creativi infatti non significa necessariamente inventare qualcosa da zero, ma il più delle volte consiste nel creare un’associazione nuova tra elementi pre-esistenti.
E allora la ricetta per essere creativi sembra essere quella di mantenere gli occhi sgranati e le orecchie aperte; essere pronti a raccogliere stimoli sempre nuovi; sviluppare la capacità di rielaborarli; e infine, , come consigliava per esempio Annamaria Testa su Internazionale, provare a distrarsi… (quanto basta!)
Insomma la creatività non si può programmare né imbrigliare all’interno di confini troppo restrittivi, ma come ogni muscolo del nostro corpo, anche il cervello va allenato. E la distrazione, a volte, aiuta.